La persecuzione ai danni di Padre Pio da Petralcina comincia nella seconda parte del 1956, quando un testo diocesano redatto dall’allora Vescovo di Padova venne rifiutato dal Sacerdote per una evidente incongruenza di fronte alla legge divina. La figura di Padre Pio risultava imponente già all’epoca, milioni di fedeli ogni anno si recavano a San Giovanni Rotondo per chiedere benedizioni ed intercessioni a Padre Pio.
I risultati di tali pellegrinaggi furono raccolti in diverse testimonianze che attestavano come il rapporto di Padre Pio con la Madonna e con Dio fosse puro e quindi foriero di benedizioni e concessioni da parte di Nostro Signore. Infastidito dalla dedizione dei fedeli a quell’uomo, già ritenuto Santo in vita, il Vescovo di Padova Monsignor Bartignon scrisse un documento ufficiale in cui si attestava che tali forme di devozione non andavano attribuite ad una persona ancora in vita e che un atteggiamento di consenso da parte di Padre Pio poteva essere considerata una forma di eresia.
Il documento in questione doveva essere letto e firmato da Padre Pio, con tale atto i pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo sarebbero finiti e così l’opera di carità fatta dal Padre. Tale documento però conteneva un errore, secondo Padre Pio ed il sacerdote incaricato di consegnarglielo, Don Attilio Negrisolo, quindi non venne mai firmato perché considerato contro la legge divina. Per maggiore chiarezza vi riportiamo la parte di testo incriminata:
“Il Vescovo sottolinea poi la necessità di evitare ogni esagerazione nelle forme di devozione. Si sconsigliano perciò sacerdoti e fedeli dall’organizzare in diocesi pellegrinaggi al Padre Pio da Pietrelcina ed anche celebrazioni di S Messe e cenacoli di preghiera in unione al predetto Padre. Si ritiene che ciò non corrisponde al Sensus Ecclesiae Christi, perché la Chiesa riserva certe determinate manifestazioni ai Servi di Dio già defunti”.
Don Negrisolo riportò la risposta di Padre Pio al vescovo di Padova e questo vide in quel gesto un atto di ribellione nei confronti della sua autorità, decise allora di parlarne con Papa Giovanni XIII. Nonostante il coinvolgimento del Papa, Padre Pio continuò a sostenere che nel documento era presente un errore che andava contro la legge di Dio, egli infatti sosteneva che il documento impediva di pregare per una persona in vita.
Voluto o meno il testo presentava una parte in contraddizione con la legge divina, ma il vescovo non voleva ammettere il suo errore e presentò la questione celando la parte del testo controversa e rincarando le accuse contro Padre Pio con calunnie che ne infangavano il nome e l’onesta intellettuale e spirituale. Venne istituita una commissione speciale, dove il documento diocesano fu privato della parte contestata favorendo così la condanna di quell’uomo che a costo della sua popolarità lottò in favore della fede fino al giorno della sua morte.
Don Negrisolo fu l’unico a continuare la sua lotta a fianco di Padre Pio, anche quando nel 1970 gli fu chiesto di ammettere l’errore firmando un documento che attestava che le risposte riportate al Vescovo erano una sua errata interpretazione delle parole di Padre Pio. La rinuncia a firmare un documento falso gli costò la sospensione dalla carica di sacerdote, ma la sua lotta per la verità verrà premiata da Dio. Nel frattempo il sacerdote ha voluto lasciare la sua testimonianza per fare capire il valore di Padre Pio e la portata della persecuzione ai suoi danni di modo che i fedeli conoscano la verità su un uomo che merita venerazione.
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