La storia ha fatto in poche ore il giro del mondo, in quanto simbolo di una realtà sempre più scollegata dalla logica della natura umana e di quanto sta accadendo a causa dell’ideologia gender, il cui apice è stato raggiunto, ad esempio, nello sport.
Da un pò di tempo a questa parte, infatti, lo sport femminile è diventato uno di quei terreni in cui l’ingiustizia è sempre più evidente e impossibile da nascondere.
Sempre più frequentemente, infatti, esistono realtà sportive in cui atleti maschi transgender gareggiano nelle categorie riservate alle donne, conquistando ingiustamente medaglie dovute alla loro stazza fisica maschile, dovuta alla loro reale natura umana.
Un caso in particolare ha fatto discutere negli scorsi giorni, quello della nuotatrice della Transgender University of Pennsylvania, Lia Thomas, che per 21 anni ha vissuto la vita di un atleta maschio, con risultati non troppo soddisfacenti. Poi, a un certo punto della sua vita, ha deciso di intraprendere un percorso di transizione, finendo per gareggiare nel nuoto femminile, conquistando una medaglia dietro l’altra.
Le foto delle premiazioni hanno fatto il giro del mondo perché mostrano con tutta evidenza la differenza tra Lia Thomas, il cui corpo ha la conformazione anatomica di quello di un uomo, e le sue rivali femmine. L’ultima vittoria però non è andata giù a tutti, in particolare al governatore della Florida Ron De Santis.
Dopo l’ultimo successo di Thomas alle 500 yard stile libero, nella competizione NCAA Division, il governatore repubblicano ha deciso di ignorare il risultato riconoscendo alla nuotatrice inizialmente arrivata seconda, Emma Weyant, la legittima vittoria della gara.
“Consentendo agli uomini di competere negli sport femminili, la NCAA sta distruggendo le opportunità per le donne, prendendo in giro i loro campionati e perpetuando una frode”, ha affermato chiaramente il governatore in un tweet, dichiarando senza paura: “In Florida rifiutiamo queste bugie”.
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È infatti palese come il nuotatore abbia in realtà tratto un chiaro giovamento dal suo sesso biologico, che gli ha consentito di avere un vantaggio sproporzionato nelle competizioni femminili di nuoto. Una realtà che le stesse nuotatrici avevano messo in risalto in maniera critica, facendosi volutamente fotografare, sul podio delle premiazioni, lontano da Thomas. Mostrando a tutti che la competizione femminile riguarda loro, e non il nuotatore arrivato ingiustamente primo.
“E’ semplice non sono un uomo. Sono una donna, quindi appartengo alla squadra femminile. Le persone trans meritano lo stesso rispetto che riceve qualsiasi altro atleta”, avrebbe risposto il nuotatore, secondo molti in maniera estremamente ipocrita. Ci sono infatti anche studi pubblicati da esperti che chiariscono come i bloccanti di testosterone assunti dai transgender, o meglio da quegli uomini “che si percepiscono donne”, non diminuiscono la loro forza muscolare. Dando quindi loro un vantaggio ingiustificato nelle competizioni femminili, a cui non dovrebbero avere accesso, in quanto gli atleti maschi risultano essere il 10-13 per cento più veloci rispetto alle atlete di sesso femminile.
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In altri sport dove accade lo stesso, come quelli in cui è richiesta ancora più forza muscolare, come bowling o il body building, la differenza arriva fino a circa il 50 per cento. Insomma, la questione della presunta “parità di genere” si mostra per nient’altro che una furba illusione dovuta all’interesse di alcuni atleti a discapito di altre, che non fanno altro che frodare nella propria disciplina sportiva, giungendo a risultati che non meritano. L’ideologia non può e non potrà mai essere al di sopra della natura e della biologia, e il caso sportivo lo dimostra con grande chiarezza e semplicità.
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