Probabilmente. Lo scandalo del leader dei Legionari di Cristo in Messico è stato menzionato come esempio peggiore della storia da l’unica giornalista ammessa a parlare
Il vertice sulla pedofilia tenuto in Vaticano lo scorso weekend era attesissimo da tutte le parti del mondo.
Dall’incontro speravano l’uscita di decisioni importanti. Un cambio delle leggi vaticane sul modo di trattare gli abusanti e chi è colpevole di averli coperti (più precisamente l’espulsione immediata). Ci si attendeva, insomma, che il summit fosse il punto di svolta su un problema increscioso che da troppo tempo mina le basi della Chiesa.
Nei giorni precedenti il vertice, però, papa Francesco aveva già messo le mani avanti. Il Pontefice aveva spiegato che il massimo dei risultati ottenibile era una serie di linee guida per i vescovi. Regole per permettere a tutti di poter seguire un iter preciso una volta scoperto un caso di abuso e che potessero avvalersi dell’aiuto di altre conferenze episcopali e dello stesso Vaticano.
L’incontro è stato né più né meno quanto promesso dal pontefice, i vescovi hanno ascoltato le terrificanti testimonianze delle vittime, hanno preso coscienza del male che l’omertà delle alte gerarchie ha fatto agli abusati e alle loro famiglie. Tale espediente doveva servire a svegliare le coscienze e far sì che i vescovi si rendessero conto della necessità di un maggiore controllo nelle diocesi di appartenenza e di una repentina denuncia dei casi di abuso che gli venivano sottoposti (anche se solamente presunti). Il summit si è dunque concluso con un cambio di disposizione generale e la promessa della pubblicazione imminente di linee guida che permettano una facilità di denuncia e una maggiore collaborazione con esperti esterni.
L’incontro si è concluso con la messa di domenica in cui il Santo Padre ha condannato gli abusi dei parroci definendoli un abominio. Il Papa ha fatto un parallelo tra questo fenomeno sotterraneo e le pratiche delle religioni pagane che imponevano un sacrificio umano. Bergoglio ha quindi rinnovato il suo invito a denunciare gli abusi e contrastare il fenomeno con decisione. I rappresentanti delle Conferenze episcopali ritengono che il vertice sia stato proficuo. C’è chi lo ha definito una “Rivoluzione copernicana”, chi si è limitato a sottolineare come gli stessi vescovi sono stati “Il peggior nemico della Chiesa”.
Fuori dall’ambiente Chiesa le sensazioni sono state opposte. Le associazioni che combattono in difesa delle vittime dei parroci hanno giudicato il summit un fallimento e le posizioni prese troppo tiepide. In molti hanno evidenziato, inoltre, come il papa avesse già condannato pubblicamente gli abusi e come avesse già promesso che sarebbero arrivate delle linee guida. Per questi dunque il vertice non avrebbe prodotto risultati concreti. Anche la stampa internazionale non ha mancato di sottolineare la propria delusione, dicendo chiaramente che ci si attendeva una politica più dura da parte di Papa Francesco.
Molto dura anche la posizione espressa dalla giornalista messicana Valentina Alazraki. L’unica a cui è stato concesso di parlare in nome della stampa durante il meeting. La giornalista ha innanzi tutto chiesto ai Vescovi se questa condanna è solamente pro-forma o se prima o poi si riuscirà a vedere delle misure concrete. Ha poi spiegato che nel caso in cui la condanna sia reale la stampa sarà dalla loro parte, altrimenti: “Se voi non vi decidete in modo radicale di stare dalla parte dei bambini, delle mamme, delle famiglie, della società civile, avete ragione ad avere paura di noi, perché noi giornalisti, che vogliamo il bene comune, saremo i vostri peggiori nemici”.
Nel suo intervento la Alazraki ha poi parlato del caso Degollado (leader e fondatore dei Legionari di Cristo in Messico). Il primo e forse il peggiore scandalo emerso in questi anni, proprio in Messico. La giornalista lo cita non a caso, ma come esempio di cattiva comunicazione che ha creato uno scontro tra stampa e Vaticano. “Non bisogna dimenticare che nella Legione c’era un quarto voto. Un voto secondo il quale se un legionario vedeva qualcosa che non lo convinceva di un superiore, non poteva né criticarlo né tanto meno commentarlo.
Senza questa censura, senza questo occultamento totale, se ci fosse stata trasparenza, Marciel Maciel non avrebbe potuto fare questi abomini. Abusare per decenni di seminaristi e avere tre o quattro vite, mogli e figli, che sono arrivate ad accusarlo di avere abusato della sua stessa prole”. La giornalista aggiunge: “Per me questo è il caso più emblematico di una comunicazione malata, corrotta, da cui si possono e si devono imparare varie lezioni”.
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Luca Scapatello
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