L’ordine da parte della Chiesa ucraina, in un momento di grande sofferenza di tutto il popolo, data la consapevolezza di quale sia veramente la prima arma contro il male che dilaga, e l’urgente necessità della carità verso chi soffre.
La decisione del vescovo entra infatti nel mezzo di una crisi dando una risposta che all’apparenza può sembrare di “debolezza”, mentre in realtà è la più forte in assoluto.
Tra le tante immagini di bombe, crudeltà e violenza, infatti, in queste ore arrivano anche barlumi di speranza. Sono le foto di tanti fedeli che pregano contro il divampare del male della guerra, nelle strade dell’Ucraina e in molti altri luoghi delle città, ormai invase dal dolore e dalla paura della fuga verso luoghi più sicuri. Lo stesso stanno facendo, purtroppo, anche tanti soldati ucraini impegnati in un conflitto che non hanno di certo voluto.
Così anche la Chiesa ucraina, facendo seguito al desiderio che sale potente dal popolo, dalla richiesta continua del Pontefice ma anche dalle tante apparizioni mariane che oggi risaltano più potenti che mai, ha deciso di prendere la situazione di petto e mettere al centro del conflitto l’arma più forte del cristiano: la preghiera, insieme alla vicinanza della Chiesa al popolo nel momento di pericolo .
Il vescovo di Kiev ha infatti dato l’ordine di tenere aperte tutte le chiese dell’Ucraina. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, che è anche capo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, ha dato infatti un ordine che non ammette attenuanti o inadempienze. Ogni cristiano in queste ore avrà quindi non solo il diritto ma anche la possibilità di invocare l’intervento divino davanti alla distruzione.
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Anche con la guerra in corso, infatti, tutti i parroci e i religiosi presenti in città dovranno aprire le porte della chiesa a chiunque, per accoglierli mettendoli in salvo e per permettere loro di unirsi al Signore. Proprio Sua Beatitudine infatti nelle scorse ora ha rischiato di finire sotto le bombe, in attimi di grandissima preoccupazione per la comunità di fedeli.
Il religioso si è rifugiato insieme ad altri in un sotterraneo della Cattedrale della Resurrezione di Kiev, proprio mentre in città cominciavano i bombardamenti sempre più pesanti. Lo ha rivelato all’agenzia stampa dei vescovi italiani il un sotterraneo della Cattedrale della Resurrezione di Kiev, don Andriy Soletskyy, attualmente a Firenze per l’incontro dei vescovi sul Mediterraneo.
Sempre al Sir, l’arcivescovo ha commentato l’evolversi della guerra con dolore e ha confermato la richiesta di mantenere le chiese aperte ai fedeli. Tutta la Chiesa infatti si sta stringendo compatta per combattere contro la guerra, a partire dal Papa e dalla Santa Sede per finire con i tanti religiosi e missionari presenti nel territorio ucraino.
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I missionari cattolici hanno deciso di restare presenti sul territorio per dare una vera testimonianza e per rappresentare una presenza di speranza laddove la morte e la desolazione crescono, dando così prova di una commovente dedizione al Signore che non ha alcuna paura del martirio, quando le proprie azioni sono compiute nel nome della volontà di Gesù e per l’instaurazione del Suo Regno di amore.
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