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Vescovo “minaccia” scuola dei gesuiti a favore del gender e della violenza

Il vescovo ha rivolto un severo aut aut alla scuola dei gesuiti, al punto di disconoscerne l’identità cattolica se non rimuovono al più presto segni evidenti pro gender e delle violente proteste che hanno messo a ferro e fuoco il Paese. 

Anche la diocesi si è attivata affermando che se la scuola continuerà a esporre le due bandiere incriminata rischia di “non essere più identificata come un’istituzione cattolica”.

Robert McManus – photo web source

Tutto questo è accaduto nel Massachusetts (Stati Uniti) e ad essere sotto i riflettori è in un liceo cattolico di Worcester, in una scuola gestita da gesuiti, che pare intenzionata a persistere nell’esporre le bandiere del movimento Black Lives Matter e persino del “gay pride”. La notizia è stata riportata dalla testata cattolica americana LifeSiteNews, spiegando che si tratta di una situazione a dir poco paradossale oltre che estremamente delicata.

La parole allibite e dure del vescovo

Il vescovo diocesano Robert McManus di Worcester si è così chiesto se con tali ideologia la scuola possa ancora dirsi cattolica. “La scuola è impegnata a sostenere ideologie contrarie all’insegnamento cattolico? E se sì, è ancora una scuola cattolica?”, sono state le sue domande. Le bandiere sono esposte da tempo e da oltre un anno e mezzo la diocesi ha espressamente richiesto la loro rimozione, sia della bandiera nera di Black Lives Matter che quelle arcobaleno del movimento Lgbt e del gay pride.

Lo ha ribadito ancora una volta con una comunicazione dello scorso 3 aprile, in cui ha sottolineato chiaramente che quelle due bandiere non sono compatibili con i valori cattolici e con l’insegnamento della Chiesa cattolica. “Come Vescovo di questa diocesi, devo insegnare che è imperativo che una scuola cattolica utilizzi immagini e simboli che riflettano i valori e i principi della scuola stessa in modo da far chiarezza con i giovani che si formano spiritualmente e moralmente per il futuro”, ha affermato McManus, aggiungendo che “mentre il nostro ruolo nella scuola non è convertire coloro chi non è cattolici, né è nostro ruolo negare la nostra identità cattolica”, ha detto il vescovo.

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Sul tema del movimento nato dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd e la successiva esplosione di proteste violente in tutti gli Stati Uniti, il vescovo ha spiegato che “mentre la Chiesa cattolica è unita alla nazione nell’insegnare che tutte le vite sono uguali davanti a Dio e alla legge e che tutte le vite richiedono il nostro rispetto indipendentemente da razza, genere o etnia, la bandiera con l’emblema Black Lives Matter a volte è stata usata da alcune fazioni che instillano anche un’ampia sfiducia nei confronti della polizia e di chi ha il compito di far rispettare le nostre leggi”.

photo web source

Di conseguenza, ha spiegato il vescovo, “non è questo che insegniamo nelle nostre scuole”. Il movimento Black Lives Matter, peraltro, attraverso la Black Lives Matter Global Network Foundation nel proprio sito web afferma di chiedere la soppressione della “famiglia nucleare prescritta in Occidente”, sostituendola con “villaggi” che collettivamente si prendono cura l’uno dell’altro. Una vera e propria ideologia pseudo-marxista che, oltre tutto, promuove anche “una rete di affermazione dei queer” all’interno di questa sorta di villaggi.

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“Quando ci riuniamo, lo facciamo con l’intenzione di liberarci dalla stretta morsa del pensiero eteronormativo, o meglio, dalla convinzione che tutti nel mondo siano eterosessuali (a meno che non rivelino diversamente)”, dicono ancora nel sito. In sostanza, si tratta di ideologie estremamente distanti dall’insegnamento della Chiesa cattolica sul matrimonio e sulle relazioni sociali, come ha dovuto ribadire ancora una volta il vescovo: “Mentre la Chiesa insegna che ognuno è creato a immagine e somiglianza di Dio, le bandiere del gay pride sono spesso usate per contrastare il coerente insegnamento cattolico secondo cui il matrimonio sacramentale è tra un uomo e una donna”.

Giovanni Bernardi

Scritto da
Giovanni Bernardi

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