La vicenda riguardante il giro di prostituzione costruito dal Sacerdote di San Lazzaro Don Contin ha aperto una ferita all’interno della Chiesa. Nei giorni scorsi, per altro, si è venuto a sapere che nella scabrosa pratica sarebbero coinvolti anche altri sacerdoti, il che non fa che acuire il dolore di coloro che di riflesso vengono macchiati da questo crimine.
L’assurdità si configura in un prete che non solo commette reato ma lo organizza come un comune criminale, per altro approfittandosi di donne non solo per il soddisfacimento di bisogni carnali ma anche per l’ottenimento di benefici economici, quanto appreso è in primo luogo spregevole, poi, trattandosi di un ministro di Dio, persino raccapricciante.
Inutile negare che uno scandalo di tal misura avrà delle ripercussioni sulla comunità di fedeli, atti del genere non fanno che minare la fiducia che intercorre tra il sacerdote e devoto, come fare ad affidarsi ad un uomo, fondamentalmente estraneo, la cui investitura come sacerdote potrebbe essere solo una copertura?
Data la delicatezza della situazione, molti esponenti della curia si sono esposti in una pubblica condanna di Don Contin ed hanno cercato di fare capire ai fedeli che egli non è il prototipo del Sacerdote, bensì l’eccezione. L’ultimo uomo di chiesa che ha voluto esprimersi a riguardo è stato Monsignor Cipolla, Arcivescovo della diocesi di Padova, in una lettera pubblica alla comunità padovana.
L’ Arcivescovo esordisce dicendo: “Sento il bisogno di farmi presente in questo momento di sofferenza della nostra Diocesi, sofferenza per me, per i preti, i diaconi, le persone consacrate, ma anche per tutte le nostre comunità. Immagino quanto siano provate, confuse, scandalizzate da vicende collegabili con la nostra Chiesa”.
Mosignor Cipolla condivide il dolore della comunità, ciò lo spinge a parlare per rasserenare i fedeli, fare capire loro che insieme si può uscire da questo imbarazzo, grazie ovviamente all’aiuto del Signore: “Spero che queste esperienze non facciano ritenere inutile il nostro impegno per il bene, per la purezza, per l’onestà e per tutte le altre virtù umane che noi cristiani riteniamo necessarie per raccontare la nostra fede. Non cambiamo la strada indicata dal Vangelo e insieme continuiamo a lottare per il bene”.
D’altronde il Signore ci insegna che proprio nei momenti di difficoltà bisogna stringersi maggiormente attorno alla fede, solo dalle radici del credo Cristiano si può attingere la forza necessaria per vincere le avversità e tornare a lottare per il benessere della propria anima. Per questo motivo l’Arcivescovo chiede ai fedeli di pregare per lui e per la Chiesa, perché è proprio l’istituzione di Cristo che soffre maggiormente per quanto successo a San Lazzaro: “Non tutti stanno capendo che è una ferita dolorosa per la nostra Chiesa e per la nostra società padovana. Questi fatti gettano un’ombra tenebrosa soprattutto sulla nostra Chiesa: forse è per questo che mi vergogno e vorrei chiedere io stesso perdono per quelli che, nostri amici, hanno attentato alla credibilità del nostro predicare”.
In queste parole colme di dolore e vergogna si coglie il dispiacere dell’uomo e del sacerdote che si è visto tradito da un confratello e non sa come rimediare all’immane danno arrecato da questo alla comunità, ma anche la speranza che Dio possa fare trovare a tutti la forza di perdonare un simile scandalo.
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