L’insistenza del parroco di Grumo Appola di celebrare una messa in suffraggio per la morte di Rocco Sollecito, noto criminale italo-americano ed esponente di spicco della mafia italiana nel continente americano, aveva destato non poca curiosità ed un lecito sdegno da parte della comunità.
Don Michele Delle Foglie aveva già provato a celebrare una messa pubblica in giugno, periodo in cui la salma era tornata in Italia (nel paese di origine del Boss), ma un ordinanza del questore aveva impedito i funerali pubblici e tutto sembrava finito lì. Il parroco, legato da un amicizia (chiamata unione spirituale dallo stesso) con la famiglia di Sollecito in Italia (non ci sono prove di connivenza dei familiari di Sollecito) si convinse a riprovarci ed ha cominciato ad inizio dicembre a piazzare per il paese volantini che informavano della Messa in favore del Boss mafioso ed invitavano i paesani a partecipare in massa.
La notizia si è diffusa presto guadagnando un risalto nazionale, il questore ha preso un altro provvedimento in sfavore della Messa, spostandola alle 6 di mattino di modo che a partecipare fossero poche persone e che quelli indignati per il fatto in se non causassero polemiche a riguardo. La Messa però non si è nemmeno tenuta, questo perché l’Arcivescovo Francesco Cacucci lo ha impedito.
Monsignor Cacucci si è sentito obbligato ad intervenire e ne spiega il motivo ai giornali locali: “Qui non si tratta di non pregare per una persona defunta ma di evitare una manifestazione pubblica che avrebbe destato scandalo e disordine pubblico e con il rischio concreto di essere strumentalizzata dai familiari del defunto anche al di là delle intenzioni stesse, magari in buonafede, del parroco”. L’alto prelato aggiunge di non essere a conoscenza dei motivi che hanno spinto il parroco ad avere tanta insistenza, ma spiega come questo non si era curato di informarlo e che non appena appresa la questione ha posto il suo veto.
Il motivo del diniego risiede nella vita di questa persona, un mafioso solitamente conduce una vita che è in antitesi con la morale cristiana e la chiesa, in questi casi, si può e si deve rifiutare di celebrare una messa, il rischio nel non farlo è di fare passare il messaggio sbagliato, ed infatti Monsignor Cacucci ci tiene a precisare: “Una cosa è certa: quello di Grumo Appula è un caso isolato perché i nostri sacerdoti e le nostre popolazioni non hanno alcun un atteggiamento di compiacenza o, peggio, di connivenza nei confronti della criminalità”.
Per finire l’Arcivescovo spiega che il suo intervento non è stato punitivo nei confronti del sacerdote, il quale probabilmente ha agito in buona fede, ma in difesa del Sacramento Eucaristico: “In base al Codice di Diritto canonico, il vescovo ha il compito di intervenire quando c’è il rischio di una strumentalizzazione della messa e per contenere lo scandalo. L’Eucarestia non può mai essere un motivo di conflitto, la riconciliazione e la richiesta di misericordia deve avvenire in un contesto il più possibile sereno”.
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