Di nuovi martiri è piena la terra purtroppo, il massacro avviene nell’indifferenza più totale della comunità internazionale come se il cristiano fosse una razza destinata all’estinzione. L’ultimo caso di una lunga serie che vogliamo segnalare è quello accadutoai cristiani di Garissa la mattanza ha avuto luogo nel campus universitario della città kenyota dove il 2 aprile scorso 147 cristiani sono stati uccisi dai terroristi islamici di Al-Shabaab al grido di «Se continuate ad adorare il vostro Dio qui, vi uccideremo tutti». e nessuno pensa che la minaccia non si possa tramutare di nuovo in azione.
Ma nonostante le incessanti minacce i cristiani di Giarissa non hanno nessuna intenzione di disertare la Messa che per loro vale anche il sacrificio della vita, così racconta Patrick Gitau che continua regolarmente ed imperterritoa recarsi nella cattedrale della sua città incurante dei pericoli e delle minacce a cui è sottoposto continuamente è afferma pieno di fede: «Ogni domenica vengo qui nella mia cattedrale», dichiara alla Cnn. “Sono stato battezzato in questa chiesa, non potrei che venire qui ”
Il giornalista gli ricorda che potrebbe morire in qualsiasi momento e ammira il suo coraggio anche se ammette con onestà che non sa se sarebbe capace di emulare una così forte fede e determinazione, anche se ad onor del vero la cattedrale negli ultimi tempi e ormai presidiata costantemente dall’esercito. Anche se sembra impossibile che qualche soldato possa fermare la furia omicida degli jihadisti. Ascoltiamo anche le parole di Ester mamma coraggiosa di tre splendidi bambini che per tutelare i suoi figli ha deciso di andare a vivere al di la del fiume in una zona più sicura: «È per colpa di Al-Shabaab che me ne sono andata da Garissa. Puoi essere ucciso in ogni momento, anche mentre cammini per strada. A casa non sei al sicuro, possono sempre sbucare fuori dalla boscaglia».
Per monsignor Joseph Alessandro, vescovo di Garissa afferma stiamo vivendo un brutto periodo soprattutto la mia preoccupazione va ai fedeli che nonostante tutto affollano imperterriti le chiese: «Siamo gente di Dio, gente di fede», spiega il vescovo. «Dio non ci abbandona mai, neanche quando sembra che ci abbia lasciati soli. Ci sono momenti in cui Dio è veramente vicino a noi, anche se non lo sentiamo».
Il vescovo Alessandro originario di Malta è molto legato ai suoi fedeli e a questa terra anche se lui stesso è stato vittima di un attentato infatti gli hanno sparato addosso diversi colpi che lo hanno centrato e ferito gravemente tanto che è stato costretto a tornare in patria per essere curato, cinque anni fa ha deciso di tornare dalla sua gente e non ha più nessuna intenzione di andarsene: «Non è questione di scelta, rimanere qui è il nostro dovere. Nel momento in cui veniamo ordinati vescovi, dobbiamo restare, a prescindere da quello che accade. Finché rimane anche un solo cattolico, il mio dovere è di restare qui».
L’attenzione del governo è massima è le misure di sicurezza sono aumentate a Garissa soprattutto intorno alle chiese e alle congregazioni e ai. conventi. ma la soglia del pericolo rimane molto alta come ci racconta Suor Evelyn Ingoshe che però non sembra preoccuparsi più di tanto della situazione:«Sapevo che venire in questa zona del paese, per un non musulmano, è pericoloso ma ho seguito il mio cuore e fatto ciò che volevo fare». Ha prestato servizio anche a Mandera, nel nord-est del paese, dove sono frequenti gli attacchi contro i cristiani. “Per me, se puoi andare a lavorare, puoi anche andare in chiesa”
Prendiamo esempio da questi nostri fratelli che per amore di Gesù rischiano la vita ogni giorno non rinunciando a quei valori cristiani che ritengono fondamento della loro vita, quello che possiamo fare è il non dimenticarci di loro cercando di sostenerli con la nostra preghiera e non solo facendo si che non si sentano abbandonati.