Una Via Crucis atipica quella del Venerdì Santo 2025. Il luogo è sempre lo stesso – il Colosseo – papa Francesco è assente ma le meditazioni (cosa non scontata) sono le sue.

In considerazione delle condizioni di salute del Santo Padre, a presiedere il tradizionale rito è stato il cardinale vicario della diocesi di Roma, Baldassarre Reina, che ha anche portato la croce alla prima stazione.
Nei suoi testi, il Pontefice ha toccato anche temi d’attualità, da quelli economici a quelli ecologici, privilegiando, tuttavia, un approccio spirituale e condivisibile a qualunque sensibilità cristiana.
Fidarsi di quello sguardo d’amore
“La Via Crucis è la preghiera di chi si muove. Interrompe i nostri percorsi consueti, affinché dalla stanchezza andiamo verso la gioia“, afferma il Papa nell’introduzione. “È vero, ci costa la via di Gesù: in questo mondo che calcola tutto, la gratuità ha un caro prezzo. Nel dono, però, tutto rifiorisce: una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione; una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio; persino un cuore di pietra può cambiarsi in un cuore di carne. Soltanto, occorre ascoltare l’invito: ‘Vieni! Seguimi!’. E fidarsi di quello sguardo d’amore“.

Nella I stazione – Gesù è condannato a morte – Francesco enfatizza la “via della Croce” come scelta da parte di Gesù, “una possibilità che già troppe volte abbiamo lasciato cadere” in quanto “prigionieri dei ruoli da cui non siamo voluti uscire, preoccupati dei fastidi di un cambio di direzione“. A differenza di Pilato, però, Gesù non se ne “lava le mani” ma ama ancora “in silenzio“, facendo quella scelta che “ora tocca a noi“.
Cambiare strada e lavorare con Lui
Nella II stazione – Gesù è caricato della croce – la croce è stata portata da una famiglia numerosa: Andrea Postiglione e Francesca Martucci con i loro quattro figli. “Pesa più l’egoismo della croce. Pesa più l’indifferenza della condivisione“, si è ascoltato nella meditazione del Papa.
Nella III stazione – Gesù cade la prima volta – la croce è stata portata da alcuni rappresentanti e volontari dell’Unitalsi. La caduta di Gesù, spiega il Santo Padre, è una metafora del cielo che “si è abbassato“. Mentre i “costruttori di Babele” sentenziano che “non si può sbagliare e chi cade è perduto“, l'”’economia di Dio invece non uccide, non scarta, non schiaccia. È umile, fedele alla terra“.
Nella IV stazione – Gesù incontra sua Madre – la croce è stata portata dalla famiglia di Paolo Budaci con la moglie e le figlie, Chiara e Francesca. Maria, ricorda il Pontefice, è stata la “prima discepola” di Gesù: “Dall’istante in cui le fu proposto di accoglierti in grembo si voltò, si convertì a te. Piegò le sue vie alle tue. Non fu una rinuncia, ma una scoperta continua, fino al Calvario: seguirti è lasciarti andare; averti è fare spazio alla tua novità“.
Nella V stazione – Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce – la croce è stata portata da due allieve, il direttore e un insegnante dell’Afgp (Associazione Formazione Giovanni Piamarta) di Remedello (Bs). “Abbiamo bisogno di chi ci fermi, talvolta, e ci metta sulle spalle qualche pezzo di realtà che va semplicemente portato“, osserva Francesco. “E noi, come Simone di Cirene, cambiamo strada e lavoriamo con te“.
Le maschere non servono più
Nella VI stazione – La Veronica asciuga il volto di Gesù – la croce è stata portata da una donna cinese, Yialaan Chin, e da una russa, Varvara Slivkina. “Nel tuo volto, Gesù“, medita il Papa, “vediamo il tuo cuore. La tua decisione ti si legge negli occhi, scava il tuo viso, rende i tuoi lineamenti espressione di un’attenzione inconfondibile. Ti accorgi di Veronica, come di me. Io cerco il tuo volto, che racconta la decisione di amarci sino all’ultimo respiro: e anche oltre, perché forte come la morte è l’amore (cfr Ct 8,6)”.
Nella VII stazione – Gesù cade per la seconda volta – la croce è stata portata da una donna paraguaiana, Nives Masala, e da un uomo bosniaco, Radoslav Dodig. “Disumana è l’economia in cui novantanove vale più di uno“, è stata la riflessione del Santo Padre. “Eppure, abbiamo costruito un mondo che funziona così: un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili. La legge della tua casa, economia divina, è un’altra, Signore. Volgerci a te, che cadi e ti rialzi, è un cambio di rotta e un cambio di passo“.
Nella VIII stazione – Gesù incontra le donne di Gerusalemme – la croce è stata portata da una famiglia ecuadoregna, Josè Silva e Monica Jaramillo con il figlio Giuseppe Carlo. “La città è diversa quando se ne portano gli abitanti in grembo, quando se ne allattano i bambini: quando, insomma, non si conosce soltanto il registro del dominio, ma le cose si vivono dal di dentro“, si è ascoltato nella meditazione.
Nella IX stazione – Gesù cade per la terza volta – la croce è stata portata da una donna dall’Uganda, Prisca Ojok Aunma, e da un uomo keniota, Nicodemus Orioki Nyaega. “Nella tua misericordia, Gesù, cade ogni ipocrisia“, medita Francesco. “Le maschere, le belle facciate non servono più. Dio vede il cuore. Ama il cuore. Scalda il cuore. E così mi rialzi e mi rimetti in cammino su strade mai percorse, audaci, generose“.
Gli automatismi distruttivi vanno in frantumi
Nella X stazione – Gesù è spogliato delle vesti – la croce è stata portata dal messicano Ruben Guillen Soto e da Letitia Yando della Repubblica centrafricana. “Solo chi ci ama può accogliere la nostra nudità fra le sue mani e nel suo sguardo“, osserva Bergoglio. “Temiamo, invece, gli occhi di chi non ci conosce e sa solo possedere. Sei spogliato ed esposto a tutti, ma tu trasformi persino l’umiliazione in familiarità“.
Nella XI stazione – Gesù è inchiodato sulla croce – la croce è stata portata dallo statunitense John Sentovich e dalla boliviana Susana Mamami. “Nemmeno sulla croce sei neutralizzato: tu decidi per chi sei lì“, si è ascoltato. “Tu dai attenzione all’uno e all’altro dei crocifissi con te: lasci scivolare gli insulti di uno e accogli l’invocazione dell’altro. Tu dai attenzione a chi ti crocifigge e sai leggere il cuore di chi non sa ciò che fa“.
Nella XII stazione – Gesù muore sulla croce – la croce è stata portata da due siriani assistiti dalla comunità di Sant’Egidio, Haddad Rana e Yousef Saghir. “A chi ti guarda morire, Signore, tu dai tempo di tornare battendosi il petto: colpendosi il cuore, perché vada in frantumi la sua durezza“, afferma il Papa nella sua meditazione.
Nella XIII stazione – Gesù è deposto dalla croce – la croce è stata portata da alcuni frati custodi di Terrasanta. “Sei al tuo posto fra chi spera ancora, fra chi non si rassegna a pensare che l’ingiustizia è inevitabile. Tu rompi la catena dell’ineluttabile, Gesù. Rompi gli automatismi che distruggono la casa comune e la fraternità“.
Nella XIV stazione – Gesù è deposto nel sepolcro – la croce è stata portata dai Giovani per le torce Giuseppe Bonfatti e Anna Fils, di Roma. “In un sistema che non si ferma mai, Gesù, tu vivi il tuo sabato“, afferma il Papa. “Lo vivono anche le donne, alle quali aromi e profumi vorrebbero già parlare di risurrezione. Insegnaci a non fare niente, quando ci è chiesto solo di aspettare. Educaci ai tempi della terra, che non sono quelli dell’artificio“.