Da questa mattina, il governo ha predisposto un tempo di quarantacinque giorni per fare emergere tutti i rapporti di lavoro irregolare presenti nel nostro Paese.
Da oggi primo giugno infatti è entrato in vigore il decreto con le misure per cittadini extracomunitari, italiani e dell’Unione europea. Grazie a questo, che ha visto il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova impegnata in prima persona, i migranti che lavorano in nero nel nostro Paese potranno essere regolarizzati. Il tempo previsto per questa operazione è fino al prossimo 15 luglio.
Secondo le stime realizzata dai tecnici, il numero delle persone che potranno fare emergere la loro condizione di illegalità si aggira, all’incirca, dalle 400 alle 600 mila. Un dato fortemente significativo che andrebbe a fare emergere una parte consistente di economia sommersa e che allo stesso tempo permetterebbe a queste persone, ora sfruttate e sottopagate, di godere dei diritti che gli spettano.
Al momento però la misura riguarda solamente alcuni ambiti produttivi ben delimitati. Si parla di assistenza alla persona, lavoro domestico, agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura. E di tutte le attività connesse a queste.
La platea, nella pratica, riguarda buona parte di tutto il mondo delle colf, delle badanti e dei braccianti agricoli. Ma i sindacati hanno già fatto sentire le loro proteste, chiedendo di estendere la misura anche ad altri comparti dove il problema è più che reale. Si parla, ad esempio, di ambiti come quello del turismo, della logistica e dell’edilizia.
Per richiedere questo tipo di regolarizzazione, le domande potranno essere inviate in maniera esclusiva tramite lo sportello telematico messo in piedi dal ministero dell’Interno. Le richieste andranno presentate dalle dalle ore 7 alle 22, e sarà possibile farlo tutti i giorni. Sarà possibile collegarsi al sito attraverso questo link: https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/Ministero/Index2. E a differenza del bonus degli scorsi mesi, non sarà previsto alcun click day.
I datori di lavoro che hanno intenzione di sottoscrivere un contratto di lavoro subordinato, oppure di dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare in corso, anche se limitatamente ai settori indicati, possono presentare la domanda di emersione.
La domanda deve inoltre riguardare nello specifico i cittadini stranieri presenti nel territorio nazionale prima dell’8 marzo 2020, ovvero dalla data di inizio del lockdown. Il contributo di tipo forfettario che viene richiesto, per ciascuno di questi lavoratori, è di cinquecento euro. Come indicato nella gazzetta ufficiale: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/05/29/20A03026/sg.
Anche il datore di lavoro, inoltre deve avere alcuni specifici requisiti. Deve cioè necessariamente essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea, oppure può anche essere uno straniero titolare di permesso di soggiorno Ue di lungo periodo.
Altri requisiti richiesti riguardano il reddito. Al datore di lavoro è richiesto un reddito imponibile minimo non inferiore a 30mila euro, per quanto riguarda i settori produttivi agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse.
Nel caso di attività legate al lavoro domestico o di assistenza alla persona, si parla di un reddito annuale che non deve essere inferiore a ventimila euro, nel caso di un nucleo familiare in cui è presente una sola persona che percepisce un reddito. La discriminante aumenta fino a ventisettemila euro nel caso in cui il nucleo familiare sia invece composto da più persone conviventi.
La dichiarazione di presenza deve indicare che il cittadino straniero che intende regolarizzare il proprio lavoro deve almeno essere stato fotosegnalato oppure deve avere soggiornato in Italia prima dell’8 marzo. In alternativa, si potrà presentare anche una documentazione che attesti una data certa e che provenga da organismi pubblici o privati che svolgono una funzione o un’attribuzione pubblica o un servizio pubblico.
Per esempio, si potrebbe trattare di cartelle cliniche, certificazioni rilasciate da aziende sanitarie pubbliche, tessere di trasporto nominative o altro.
Nella data di oggi sarà possibile anche cominciare a presentare le domande per il permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi. Il rilascio di questo permesso potrà essere richiesto dai titolari di un permesso scaduto a partire dal 31 ottobre 2019, che non sia stato rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno.
Il richiedente del permesso, che è valido solo all’interno del territorio nazionale e che potrà essere presentata anche in questo caso non oltre il 15 luglio, prima di tale data dovrà avere lavorato in uno dei settori indicati dal decreto.
Bisognerà presentare la domanda presso lo “sportello amico” istituito negli uffici postali. Attraverso il modulo di richiesta del permesso di soggiorno compilato e sottoscritto. Per un costo del servizio di trenta euro. Il contributo forfettario previsto per la domanda è di centotrenta euro.
Giovanni Bernardi
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