Nel tempo del Coronavirus e l’introduzione della tecnologia 5G arrivano le iniziative dei primi “viaggi virtuali”. Ma Cristo è reale e presente nell’Eucarestia e ci aspetta con pazienza nel Tabernacolo quando potremo tornare ad uscire.
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?”, domandava San Paolo nella Lettera ai Romani. “In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati”.
In questi giorni infatti, per necessità, fioriscono in rete le iniziative per fare sentire le persone costrette a casa meno sole. Musei online, giochi di ruolo, ora arrivano anche delle vere e proprie escursioni, chiamate appunto “viaggi virtuali”, da compiere restando tuttavia seduti davanti al proprio schermo. Si parla di innovazioni sempre più “futuristiche”, che renderanno un po’ alla volta la nostra vita sempre più tecnologica, comoda, ma anche “smaterializzata“, ovvero virtuale. Distante cioè dalle nostre esistenze terrene, dai nostri corpi in carne ed ossa.
Tutte esperienze che celano rischi che, se non gestite nella giusta maniera, possono rinchiuderci in un mondo fatto di solitudine e distanza tra le persone. Dove dietro all’apparente socialità dei “social”, si nasconde una realtà di egoismo e individualismo. Di isolamento sociale, ma stavolta volontario, e non obbligato da un virus. In cui ognuno pensa solo a sé e alla propria vanità, dimenticandosi del prossimo. E del fatto che esistiamo perché siamo originati da una relazione, che può essere con il nostro prossimo, con i genitori biologici, e infine con il Padre, il Signore Gesù Cristo.
Anche nella Chiesa, si è fatto di necessità virtù. Persino i Musei Vaticani hanno reso disponibile questo servizio. E in un momento di precarietà, dove si è invitati a non spostarsi dalla propria abitazione, i sacerdoti si ingegnano per dare vicinanza ai fedeli attraverso gli strumenti che il web mette a disposizione. Messe, rosari, adorazioni eucaristiche online. Nulla però che può sostituire la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia. Presenza insostituibile, centro della vita nella Chiesa che porta Gesù nel mondo. Cioè la modalità in cui Gesù è rimasto tra di noi, concretamente e materialmente su questa terra.
Appena infatti l’allarme sarà finito, e il rischio di contagio azzerato, sarà grande la gioia di ritrovare il Signore nella Santa Messa. Quando tutto questo sarà solo un lontano pensiero, ricordiamoci l’importanza della nostra presenza alla Sua Presenza. Per il momento, accontentiamoci e cerchiamo di accostarci alla Comunione spirituale, con una rinnovata forza. Derivante dalla consapevolezza di un’emergenza che tuttavia ci rende tutti più uniti e vicini al Signore.
La sofferenza infatti che può derivare da periodi come questi deve essere un’arma che ci spalanca le porte verso il Signore, piuttosto che qualcosa che ci separa da Lui. Solo Gesù può fare in modo che questo accada. Perché come è scritto nel Vangelo di Giovanni, “la vostra tristezza sarà cambiata in gioia“.
E come proseguiva l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, “né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.
Giovanni Bernardi
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