Si può vincere anche attraverso la morte? Una domanda retorica per molti che assume senso in un contesto dove la storia di Cristo non ha sortito l’effetto dovuto. La domanda per chi non ha fede sarebbe piuttosto: Cosa consideri una vittoria? Per quanti successi si possano ottenere durante tutta una vita (professionali, sportivi, personali) quello che rimane di primaria importanza è la pace interiore, la serenità. Si può dire quindi che se riesci a mantenere la tua pace interiore e, di conseguenza, a trasmetterla agli altri sei un vincente? Sicuramente si e per dimostrare che quanto stiamo dicendo è una verità incontrovertibile vi parliamo di Victoria, una ragazza morta a quindici anni per una rara forma di tumore.
Nel 2011 il padre di Victoria viene ricoverato per un embolia polmonare, il recupero di quest’uomo sembra la fine di un terribile capitolo della sua vita, ma in realtà è solo l’inizio: ad una settimana dalla dimissione del padre Victoria sviene senza apparente motivo e viene portata in ospedale, dalle radiografie si evidenzia un tumore al cervello e da quel momento inizia un vero e proprio calvario.
Victoria viene operata e dopo un ciclo di chemio viene dimessa senza tracce residue di tumore, passa un anno normale, ma quello successivo il tumore si ripresenta più forte ed aggressivo che mai. Questa volta non c’è più nulla da fare, altre dieci operazioni, chemio e radio terapia non hanno effetto, si è costretti ad un altro disperato tentativo, il trapianto di midollo osseo, ma dopo l’operazione non ci sono tracce di regressione. I medici sono consci che non c’è più nulla da fare e a fine 2015 la piccola Victoria si arrende al tumore.
A leggere questa storia si potrebbe pensare ad una grande ingiustizia, ad un calvario prematuro ed ingiusto, ma quando si parla con i parenti, i medici, e le persone che hanno conosciuto Victoria la vicenda assume tutt’altro contorno. La ragazza, originaria di Corona (California) ha vissuto la sua malattia con assoluta tranquillità, ogni giorno sorrideva al mondo e affrontava con coraggio il prossimo intervento o la successiva terapia, riusciva sempre a sollevare il morale di tutti: “Victoria aveva un modo di vedere le cose per il quale non c’era niente che rappresentasse una minaccia per lei-ha detto la madre Veronica, che poi ha aggiunto -Aveva un modo molto positivo di vedere tutto, fin da piccola. Era sorprendentemente singolare da questo punto di vista. Non riuscivamo a credere a quanto potesse essere gioiosa”.
Dello stesso avviso anche il medico curante, il quale ha ricordato che a vederla in viso ritrovava la speranza, un sentimento che lo ha indotto a lavorare al meglio delle proprie capacità fino all’ultimo istante. Ma per capire chi era Victoria è forse più indicativo ricordare uno degli ultimi istanti, quando, consapevole di essere giunta alla fine della vita, ha chiesto di aver organizzato una festa per i suoi quindici anni, il medico curante ricorda: “Quando un’organizzazione caritativa ha organizzato una festa di compleanno per lei, Victoria ha invitato gruppi di persone della città che avevano bisogno di aiuto”.
Positiva, altruista, coraggiosa in una parola “Gioia”, il sentimento che tutti dovremmo provare per il dono della vita che ci è stato concesso. Come potete capire da soli Victoria ha affrontato la vita nell’unico modo giusto con serenità e coraggio provando ad infondere gioia nel suo prossimo ed accettando il suo destino, come si può non considerarla una vincente.
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