La nostra inchiesta continua in un monastero di clausura al centro di Roma. Le nostre telecamere sono entrate per la prima volta in questo luogo inviolato. qui , al riparo degli occhi del mondo, le monache domenicane di clausura dalla metà del XIX secolo confezionano reliquie. E ci raccontano del commercio clandestino delle reliquie e di come anche loro sono state truffate. Qualcuno da loro prendeva reliquie a 25 euro per venderle su internet anche a 500 euro.
Nel marzo scorso, i carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale, hanno fermato a Milano un trentenne che nel giro di sei mesi aveva rubato ben 57 reliquie da decine di chiese della Lombardia (compreso un pezzo del cilicio di san Carlo Borromeo) e le rivendeva a un antiquario di Pistoia per oltre 30 mila euro. L’antiquario poi le rimetteva in vendita on line al triplo del prezzo pagato. Ad alimentare il mercato illegale delle reliquie non sono solo i devoti o gli ammalati che sperano nel potere taumaturgico dei frammenti del corpo dei santi. Si teme che il mondo legato al satanismo si serva di questi canali per procurarsi preziose reliquie per le messe nere. Ma anche le truffe sono sempre in agguato e le reliquie vendute sul mercato spesso rischiano di essere false. Fratel Meoli spiega come riconoscere una reliquia vera da una «taroccata»: «Anzitutto occorre sapere che le reliquie sono di due tipi: prima classe, cioè le reliquie estratte direttamente dal corpo del santo, e seconda classe, cioè prese dagli abiti del santo. Le reliquie, in particolare quelle di prima classe, devono essere munite di certificato di autenticazione firmato dal postulatore e timbro in ceralacca con lo stemma della postulazione». Bisogna inoltre ricordare, osserva Meoli, «che le reliquie non possono essere vendute, ma sono date dai postulatori a sacerdoti, religiosi e laici per il culto pubblico. Si può anche chiedere una lettera del vescovo che attesti la buona fede della richiesta. Pertanto una reliquia messa in vendita molto probabilmente o è falsa o è rubata».
Dove vengono preparate le reliquie ufficiali, destinate al culto? Panorama è entrato per la prima volta in un luogo inviolato: il monastero di clausura delle monache domenicane di Santa Maria del Rosario a Roma, Monte Mario, che, al riparo dagli occhi del mondo, dalla metà del XIX secolo preparano i reliquiari dei santi più importanti della storia della Chiesa. Papa Pio IX, infatti, con una bolla speciale affidò a questa comunità di domenicane un fondo con i resti dei santi per confezionare le reliquie. Migliaia di pezzetti di ossa, stoffa, capelli, oggetti personali di santi e beati sono custoditi nel monastero in attesa di trovare posto in preziosi reliquiari. Una sorta di «caveau della santità» protetto dalle spesse mura del monastero. La superiora, suor Maria Domenica mostra con orgoglio i pezzi più preziosi: la tibia di san Tommaso d’Aquino, la scapola di santa Caterina da Siena, la camicia di san Girolamo Savonarola, il dente di san Domenico, il dito di san Pietro da Verona. Benedetto XVI nel 2010 chiese di visitare il monastero per venerare questi oggetti. Suor Maria Angelica, responsabile del laboratorio, mostra come vengono realizzati i reliquiari più piccoli, con tanto di raso e ceralacca, che saranno poi spediti ai devoti in tutto il mondo.
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