Un fatto del tutto scandaloso è successo all’Università di Torino. L’accanimento contro i simboli religiosi in realtà non è altro che una persecuzione.
Chi se la prende con il Crocifisso nelle aule, cioè, non punta semplicemente all’obiettivo della laicità dello Stato, ma a una vera e propria eliminazione della fede dalla sfera pubblica. Che poi bisognerebbe avere almeno la cultura adatta per comprendere il reale significato della parola laico, cioè non consacrato, ben diverso da chi associa laicità ad ateismo.
L’ateismo di Stato è ormai realtà conclamata
Ora, però, si è arrivati a voler combattere la fede anche nella sfera privata delle persone, come nei peggiori regimi in cui vigeva l’ateismo di Stato. Tutto ciò, lo si è camuffato sotto una dicitura tanto “politicamente corretta” quando francamente molto imbarazzante.
Pare infatti che l’ateneo torinese, oltre ai simboli politici, voglia bandire anche i simboli religiosi. Da dove? Dalle “classi online”. Perciò, di fronte a questo strano neologismo, subito ci si è chiesti che cosa significasse. Ebbene sì: gli studenti saranno forse invitati a eliminare i simboli religiosi dalle proprie camerette, da cui si collegano alle classi online. Se non è una persecuzione atea questa, ci si chiede che cosa altro lo sia.
L’incredibile richiesta dell’università torinese
L’Università vuole cioè bandire i simboli religiosi dalle classi virtuali in cui si svolgono gli esami a distanza, emanando un vero e proprio regolamento a proposito per poterli svolgere in versione telematica. Una serie di imposizioni al limite del ridicolo, che comprende l’ordine di tenere acceso il microfono del pc, il vincolo di installare il browser di Google, l’apertura all’uso di un software di controllo che scova chi bara.
Infine, quello di rendere la cameretta dell’universitario “ideoneo” allo svolgimento del test. Ovviamente, per l’universitario non sarà possibile avere al suo fianco, per esempio, San Giuseppe da Copertino, il santo degli studenti. Sia mai che potesse dargli un aiuto di troppo. Lo studente, nella società che l’umanità sta costruendo con le sue mani, deve rimanere solo e isolato. Anche dalla compagnia dei santi, di Gesù e di Maria.
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Crocifissi e immagini dei santi sono oggetto della nuova inquisizione
Insomma, a finire all’indice della nuova inquisizione atea, oltre a bandiere e striscioni politici, ci sono anche crocifissi, immagini di Gesù o Maria, statue dei santi e chi più ne ha più ne metta. Ci si chiede quale male possa fare al prossimo l’immagine di un santo, un uomo o una donna che ha donato l’intera sua vita al Signore, oppure il simbolo dell’estremo Sacrificio che il Figlio di Dio ha compiuto per donare la salvezza all’umanità.
Dovrebbe infatti essere da esempio, insomma, dovrebbe avere una nota di merito il fatto che un giovane abbia a riferimento tali valori per la propria vita. Eppure, evidentemente, per l’università piemontese non è così. Si è finiti a scambiare il cristianesimo e l’essere cristiani, il volere vivere una vita buona, santa, giusta come un qualcosa di sovversivo, sbagliato, addirittura da vietare e reprimere. Insomma, siamo alla follia più totale.
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Il senso comune è ormai totalmente capovolto
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Mentre accade che dirigenti scolastici che rifiutano lezioni non autorizzate su gender, lgtb, aborto e propagande di questo genere, ora gli studenti non sembrano più nemmeno liberi di vivere la propria vita secondo il bene e secondo la verità, secondo esempi di vite che hanno donato tutto all’umanità senza chiedere nulla in cambio. Secondo il messaggio del Figlio di Dio, luce dei popoli e delle genti.
Una cultura contro la vita, perversa, votata all’egoismo, alla lussuria, al narcisismo, è diventata in sostanza per l’università e per la scuola pubblica la strada che gli studenti sono chiamati a seguire. In maniera obbligatoria, senza sconti. La stessa scuola o università che dovrebbe rappresentare il luogo che si occupa della crescita dei giovani, del trasferimento di conoscenza, il luogo della cultura in cui si offrono i mezzi per raggiungere il vero, il bene e il bello.
Giovanni Bernardi