“In questi ultimi giorni, si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale”.
Sono parole di Monsignor Dario Edoardo Viganò, che scrive a Papa Francesco, per annunciare le sue dimissioni dalla carica di Prefetto della Segreteria per la Comunicazione (Spc).
Lo ha reso noto il Direttore della Sala Stampa Vaticana Greg Burke ed è trapelato che la decisione di Monsignor Viganò è legata alle vicende accadute, in merito alla lettera scritta da Benedetto XVI a Bergoglio, in commento ad alcuni suoi volumi.
Papa Benedetto scriveva a Monsignor Viganò: “Reverendissimo Monsignore, molte grazie per la Sua cortese lettera del 12 gennaio e per l’allegato dono degli undici piccoli volumi curati da Roberto Repole. Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.
Ma l’equivoco sarebbe nato da una porzione omessa del seguito di questa lettera, in cui Benedetto XVI si chiedeva come mai, tra i volumi scritti da Bergoglio, fosse stato dato spazio al professor Hunermann, che tanto aveva tramato e fatto contro il suo Pontificato.
Molti hanno, poi, affermato che Monsignor Viganò avesse volutamente omesso parte della lettera di Benedetto XVI, perché ritenuta un affronto a Bergoglio.
E scrive: “Nel rispetto delle persone, però, che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto stabilito del Motu Proprio “L’attuale contesto comunicativo” del 27 giugno 2015 e, soprattutto, per l’amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte, rendendomi, se Lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità”.
Antonella Sanicanti