Considerando quanto è avvenuto nel 2017 in Francia, le violenze subite daila Chiesa e dai cristiani, dobbiamo registrare un peggioramento del clima di intolleranza verso la religione cattolica nel cuore dell’Europa. Favorito purtroppo anche da una certa politica “perbenista” apparentemente tollerante con tutto e tutti, tranne che con i principi ed i valori cristiani.
A partire dal battesimo di Clodoveo, ricevuto nel 496 a Reims da parte del Vescovo san Remigio, la Francia è stata considerata il braccio destro della Chiesa, il cuore della cristianità e il simbolo dell’alleanza riuscita, anche se con momenti opachi, tra il Trono e l’Altare, la politica e la religione. I re e i principi canonizzati dalla Chiesa sono l’esempio migliore di ciò. Si pensi a san Luigi IX (1214-1279). Fu un sovrano accorto, un regnante illuminato e zelante, un amante della pace e della concordia, un figlio devotissimo sia alla Vergine Maria che alla sua propria genitrice terrena, la beata Bianca di Castiglia (1188-1252). Seguì in tutto le leggi, i precetti e i dogmi dell’autorità ecclesiastica, e assecondò eroicamente la volontà dei Pontefici di liberare la Terra Santa dalla tirannia degli infedeli. Così fu pronto ad abbandonare ogni cose (ricchezze, affetti e un intero regno), per partecipare alle crociate bandite dalla Chiesa. Morì piamente a Tunisi nella speranza, ribadita al suo confessore poco prima del trapasso, di convertire alla vera fede il mondo arabo-mussulmano. A meno di 20 anni dalla morte fu canonizzato da Bonifacio VIII.
La Francia attuale però, anche a causa di una immigrazione incontrollata o forse ormai incontrollabile, è divenuto uno dei paesi più laicisti, più secolarizzati e più violenti dell’Europa occidentale. La diffusione di questa violenza si potrebbe dimostrare scientificamente in molti modi. Di fatto si registrano ogni giorno auto bruciate e tentativi di stupro, mentre le periferie delle grandi città sono abbandonate al degrado e allo spaccio, con una vertiginosa impennata della microcriminalità, specie a danno degli anziani e degli autoctoni.
Il Ministero degli Interni, guidato da Gérard Collomb, ogni anno, pubblica un rapporto ufficiale delle violenze unicamente formate dagli “atti razzisti, antisemiti, antimusulmani e anticristiani”. Gli atti anticristiani, guarda caso, sono stati aggiunti per ultimi in questa lista, eppure sono di gran lunga i più numerosi.
Il rapporto sul 2017, appena uscito, segnala la diminuzione complessiva del 16% delle violenze rispetto al 2016, e di ciò tutti ci rallegriamo. In particolare, secondo i calcoli non sempre agevoli proposti dal Ministero, sono calati gli episodi di violenza contro persone di altra razza (- 14%), e altresì le violenze contro gli ebrei (335 atti, – 7,2 %) e contro i mussulmani (185 atti, – 34%).
Come noto, non solo le sinagoghe sono protette dalla polizia e dai militari per scongiurare eventuali atti di terrorismo islamico, ma paradossalmente, perfino le moschee! Di protezione delle chiese, manco a parlarne. Quando dei gruppi identitari per protestare contro l’islamizzazione della Francia, hanno occupato, per poche ore e senza colpo ferire, delle moschee sono stati puniti duramente, con pene pecuniarie salate ed altre pene accessorie. Quando invece, dei gruppi di migranti o le tristemente famose Femen, hanno occupato delle chiese, anche monumentali come Notre Dame a Parigi, le denunce sono state presto archiviate…
Due pesi e due misure? Ovviamente sì, quando coloro che governano vogliono cancellare e sradicare le radici del paese in cui vivono e queste radici, in Francia e in Europa, sono cristiane e cattoliche.
In ogni caso, le violenze e le aggressioni conteggiate ufficialmente dal Ministero contro le persone e i simboli del cristianesimo sono di gran lunga le più numerose, avendo raggiunto lo scorso 2017 gli 878 atti criminali, con una piccola diminuzione dall’anno precedente. Queste violenze anticristiane superano nettamente la somma degli atti antisemiti e antimusulmani (878 contro 520).
Quindi in una nazione dove i cristiani sono, almeno formalmente, oltre l’80% della popolazione, ecco che coloro che subiscono “discriminazione” e ingiusto trattamento non sono le pur cospicue minoranze (ebrei e mussulmani), ma i cristiani stessi. E basterebbe questo dato a ribaltare uno dei dogmi del pensiero dominante: non è vero che le minoranze sono automaticamente perseguitate, ma spesso lo sono le maggioranze, più o meno passive e silenziose, come i cattolici europei di oggi. E non raramente, sono proprio le minoranze a insultare, aggredire, offendere e disprezzare la cultura della maggioranza (si veda, a proposito dell’aggressività islamica il saggio di G. Meotti, La fine dell’Europa, Cantagalli, 2016)
Ma il governo di Emmanuel Macron, se è solito denunciare ogni minimo sgarbo alle comunità ebraico-mussulmane (tipo gli adesivi di Anna Frank da noi), non alza mai la voce davanti ai casi, più che quotidiani, di odio anticristiano, il quale impunemente profana cimiteri, imbratta chiese e cappelle, e in modo sempre crescente insulta, anche nella pubblicità nel cinema e nelle canzoni, la tradizione comune del nostro continente.
Paradossalmente, a fronte di quanto visto, il Comunicato stampa del Ministero, conclude così la faccenda: “Alla luce di questo bilancio del 2017, il ministro dell’Interno e l’insieme del governo restano pienamente mobilitati per continuare una lotta intransigente contro il razzismo e l’antisemitismo” (corsivo mio). E i cristiani, che sono i più bersagliati? Non se ne parla, anzi vengono sostituiti nelle proposte finali da una categoria cult della sinistra di oggi: i gay. Udite, udite!
La conseguenza di questa lotta intransigente sarà diretta, secondo Collomb, “contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio anti-LGBT”. Si parla di sviluppare, nel triennio 2018-2020, una serie di iniziative per contrastare l’odio in tutte le sue forme…
Peccato che proprio queste iniziative democratico-repubblicane contro l’odio e la discriminazione siano spesso alla base della marginalizzazione dei cristiani e del cristianesimo. Infatti chi afferma una verità (morale, etica o religiosa) per il fatto stesso si pone in modo critico verso che non la ammette.
Un esempio tra mille. Se il cristiano ammette unicamente il matrimonio eterosessuale, monogamico e indissolubile, esso al contempo è avverso al matrimonio a tempo (convivenze e divorzi), alla poligamia e alle nozze gay. Ma essere per una verità significare essere contro il relativismo etico. Ecco perché le società contemporanee, che hanno fatto del relativismo etico la loro religione di Stato, mal sopportano la Chiesa e i cristiani. E le persecuzioni di questi ultimi sono giudicate meno gravi di altre. Anzi, in nome della non discriminazione eretta a dogma, l’unico vero discriminato porta il nome di Gesù Cristo.
Antonio Fiori