Spesso coloro che sono lontani dalla fede non appena sentono parlare di “vita eterna” storcono il naso, pensando che si tratti di un’invenzione dei cristiani. Eppure la Dottrina ne parla in maniera molto precisa ed esaustiva.
Che cosa si intende quindi con questo termine, fondamento ultimo della fede di tanti che diventa certezza in una vita spesa a seguito di Gesù Cristo, unica luca e cammino per la vita dei Suoi figli.
La domanda infatti spesso viene rivolta in maniera molto spontanea a quanti, credenti in Gesù, parlano con grande gioia di “Vita eterna”. Che si sentono subito dire: ma che cosa si intende con questa espressione? Per questo è bene fare chiarezza.
Cosa intendono i cristiani quando parlano di Vita Eterna
I cristiani indicano infatti con questa terminologia uno uno stato di vita che si contrappone alla normale esperienza di vita, terrena e materiale, che finisce con la morte. Di conseguenza, si tratta di una vera e propria vita che non ha nulla a che fare con le categorie che usualmente vengono utilizzate nel mondo. Di conseguenza, nessuno è in grado di spiegare alla perfezione che cosa significhi, per la semplice ragione che non è possibile farne esperienza.
Quindi possiamo serenamente dire che nel momento in cui parliamo di “vita eterna” ci riferiamo a una realtà che supera la nostra mera comprensione limitata e finita ai nostri sensi e alla nostra capacità mentale e intellettiva. Tuttavia, i cristiani hanno la Bibbia, in cui si parla in numerose occasioni della vita eterna, argomento a dir poco centrale per la Chiesa.
Nel descrivere la vita eterna, nella Bibbia si usa spesso un linguaggio talvolta simbolico, oppure evocativo o persino poetico. Una lingua che tuttavia ha permesso, nei duemila anni che ne sono seguiti, la contemplazione della bellezza di Dio, una bellezza esplicitamente eterna.
Qual è l’immagine biblica che più rimanda alla vita eterna
Tra le immagini bibliche più note e simboleggianti la beatitudine eterna c’è quella del Paradiso, una parola di origine persiana che significa “giardino”. Fin dalla creazione, infatti, la Bibbia ci spiega che Dio ha piantato per l’uomo “un giardino in Eden”, e che quello è il luogo esatto della comunione tra sé e l’essere umano, simboleggiato in primis da Adamo.
Si tratta perciò, con tutta evidenza, non tanto di un luogo fisica ma “teologico”, che è stato posto agli inizi stessi della storia. La stessa immagine paradisiaca è però anche la più adatta per profetizzare non l’inizio ma la fine della storia, ovvero la comunione eterna, la massima pace e pienezza di bene, che avverrà con la Parusia, il ritorno in terra di Gesù Cristo.
Nello scorrere della Bibbia, dall’Antico al Nuovo testamento, vi sono però altre numerosissime immagini che riguardano la vita eterna e che hanno a che fare con l’intera sfera delle sensazioni ed emozioni umane. Si parla di banchetti con cibi e vini squisiti, oppure del sentimento dell’amore, comunione profonda dell’intero essere, che diventa amore quasi “erotico” nel Cantico dei Cantici, canto dell’alleanza tra Dio e il suo popolo.
Cosa accadrà quando verrà il Figlio dell’Uomo?
Si parla poi di pace in terra e di fine delle guerre, di concordia tra uomini e animali, dell’assenza di pianto e di lutto, fino ad arrivare al famoso Libro dell’Apocalisse. Ci sono poi anche numerose espressioni che danno vita a vere e proprie fotografie della vita eterna. La pienezza in Dio, lo Shalom, o anche beatitudine, gioia di una vita che dura per sempre.
Il banchetto, poi, è comunione, luce, grazia di essere scampati alle tenebre del peccato. Spesso poi nella Bibbia quando si parla di vita eterna non lo si fa con toni gravosi e seri, ma giocosi, ironici, e pensiamo al lattante con il serpente velenoso (Is 11,8), alla danza in nome di festa per la nuova creazione, ai cieli e alla nuove terra che innalzano lodi al Signore.
Quello che gli autori biblici vogliono perciò comunicarci è che la vita eterna è gioia, festa, danza, lode cosmica, universale. In essa, tutte le creature gridano il loro amen, ringraziando Dio per il compimento della sua promessa. Si tratta di un linguaggio propriamente profetico in cui il Signore esprime una promessa di amore per il suo popolo, fino all’Apocalisse, compimento della speranza cristiana che è la fine di questo mondo e il ritorno di Gesù nella gloria.
Lì infatti avverrà il giudizio finale e finalmente potrà palesarsi la vita eterna del mondo che verrà, nel “giorno del Signore”. Si legge infatti: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”.