In un intervento televisivo di qualche anno fa Vittorio Sgarbi spiegava per quale motivo i simboli cristiani non debbano essere rimossi.
Nell’occasione il critico d’arte spiegava anche per quale motivo il Cristianesimo ha avuto un ruolo preponderante nella storia umana.
In questi giorni si è tornati a parlare della questione crocifisso nelle aule scolastiche. Il nuovo Ministro dell’Istruzione, infatti, non è d’accordo con l’affissione del simbolo cristiano nelle aule pubbliche. Si tratta di una problematica ciclica che viene riproposta e spesso strumentalizzata. Il concetto alla base di chi ritiene inadeguato un crocifisso a scuola è la natura laica della stessa. Chi invece lo difende, ritiene che si tratti di un simbolo della nostra cultura e della nostra tradizione, dunque toglierlo è come rinnegare una parte dell’Italia.
Su questo tema (laicità/religiosità delle scuole) se ne aggiungono spesso altri, legati per lo più al cambiamento della società. C’è chi ritiene, insomma, che vietare il crocifisso in luoghi pubblici sia un gesto di apertura nei confronti delle altre culture. In una società multietnica come quella attuale, infatti, gli italiani non sono più solamente divisi in cristiani e atei, ma ci sono anche musulmani, buddisti, shintoisti e via dicendo. Tale segno di apertura permetterebbe una maggiore integrazione, evitando di offendere o far sentire discriminato chi appartiene ad un diverso culto. Se fosse davvero questo il motivo di tale presa di posizione, ci troveremmo di fronte ad una scelta assolutamente arbitraria ed inutile allo scopo.
Per quale motivo una persona appartenente ad un culto differente dovrebbe sentirsi offeso o minacciato da un simbolo religioso? Questa è la prima domanda che bisognerebbe porsi. Una qualsiasi persona con un minimo di cultura e apertura mentale risponderebbe che i problemi sono i comportamenti umani, le leggi che impediscono la migrazione e l’integrazione. Eliminate le leggi che discriminano un uso e costumo differente, introdotto un sistema di integrazione sociale e lavorativo e avviato un piano di educazione all’accettazione del diverso nessuno farebbe caso al crocifisso.
Inoltre sarebbe corretto favorire l’integrazione degli altri calpestando la cultura del nostro popolo? Probabilmente questo non è il caso del crocifisso a scuola, ma potrebbe essere quello dei mercatini di Natale. Eliminare le tradizioni legate al Natale dal suolo pubblico corrisponderebbe ad una eradicazione di tradizione e cultura. Su tale ipotesi tornano utili le parole che Vittorio Sgarbi ha pronunciato a ‘Virus’ qualche anno fa.
Nella trasmissione infatti sosteneva: “Natale è la natività di una persona che ha fatto una rivoluzione, per cui l’uomo non deve odiare l’altro. Dio scende in terra per diventare uomo: si diminuisce; la vera divinità del Cristo è la sua umanità, il suo essere uomo. Ed è nell’essere uomo che è Dio, non nel risorgere. Ebbene, noi festeggiamo questa persona che ci ha resi amici, che ha trasformato homo homini lupus in homo homini deus. Per cui noi non possiamo far male all’altro”.
Inoltre su integrazione e cultura il critico d’arte diceva una cosa sacrosanta: “Dobbiamo essere felici di tanta bellezza. Noi e i musulmani dobbiamo essere contenti che ci sia qualcuno che può rappresentare Dio. Perché Dio è incommensurabile per un uomo piccolo ed è troppo grande per rappresentarlo per le religioni musulmana ed ebraica, ma per la nostra religione è un uomo”.
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Luca Scapatello
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