Blitz della polizia di Stato contro un network terroristico di matrice islamica affiliato ad Al Qaida con base operativa in Sardegna. Nel mirino dell’organizzazione anche un attentato in Vaticano. Altri nove terroristi sono ricercati.
L’organizzazione scoperta dagli uomini dell’antiterrorismo della Polizia di prevenzione predicava la lotta armata contro l’occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. L’indagine della procura distrettuale di Cagliari coordinata dal Servizio operativo antiterrorismo e che ha coinvolto le Digos di 7 province ha portato a emettere 18 ordinanze di custodia cautelare: 10 le persone arrestate (una rintracciata in serata), altre 8 sono ricercate.
Tra gli arrestati nel blitz contro la rete fondamentalista islamica ci sono gli autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone. Il piano – secondo quanto stabilito dagli inquirenti – fu messo a punto a Olbia.
LA CELLULA – I terroristi avevano base operativa a Olbia: la cellula era coordinata da un pakistano, Sultan Wali Khan, 39 anni, imprenditore nel settore delle costruzioni con interessi tra Olbia e Alghero. Tra le accuse della procura, ci sarebbe anche quella di traffico di migranti. Secondo una prima ricostruzione, i presunti terroristi gestivano l’arrivo di clandestini di “Serie A”, in aereo e con documenti falsi.
L’ATTENTATO IN VATICANO – Tra le attività riscontrate dagli inquirenti ci sarebbe anche l’organizzazione di un attentato contro Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. Lo hanno riferito inquirenti e investigatori nel corso della conferenza stampa negli uffici della procura di Cagliari. Proprio dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l’ ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Secondo quanto reso noto dal procuratore Mauro Mura, l’ipotesi di progetto di attentato contro la Santa Sede risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze pakistano. Il piano potrebbe essere sfumato dopo una perquisizione effettuata dalla Polizia a casa di uno degli indagati. Due kamikaze pakistani erano appena sbarcati a Roma. Quasi contemporaneamente la Polizia fece scattare delle perquisizioni. L’organizzazione contattò i due terroristi, facendo capire loro di dover “cambiare aria”. Raggiunsero subito uno Olbia e uno Bergamo. Durante la successiva perquisizione a carico del capo della comunità islamica di Olbia fu trovato un foglio di carta con il voto al martirio di uno dei terroristi.
L’INCHIESTA – Contributo determinante all’indagine della Polizia che ha sgominato la rete fondamentalista islamica con sede in Sardegna è venuto dalle intercettazioni, la traduzione delle quali è stata particolarmente complicata. Sono così emersi, come hanno riferito gli inquirenti, contatti diretti tra le famiglie degli affiliati e Osama Bin Laden.
GLI ARRESTI – Sono dieci le persone arrestate tra ieri e oggi nell’ambito della maxi operazione della Polizia contro il terrorismo a fronte di 18 ordinanze di custodia cautelare firmate (non 20 come appreso inizialmente). Le accuse, a vario titolo, sono di strage, associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di immigrazione clandestina con soggiorno e permanenza sul territorio nazionale di cittadini pakistani e afghani.
I NOMI – In carcere è finito Sultan Wali Khan, 39 anni, considerato il capo della comunità pakistana a Olbia, promotore della moschea, titolare di un bazar in città. E’ considerato dagli investigatori uno dei vertici della cellula terroristica ramificata in Sardegna. Avrebbe recuperato i fondi per i gruppi terroristici, grazie a collette tra le comunità islamiche del nord dell’Isola, ufficialmente destinate a scopi umanitari.
Un ruolo analogo ma più specifico in chiave di ideologo e indottrinatore, veniva svolto, sempre secondo gli inquirenti, dall’Imam di Bergamo, Hafiz Muahammad Zulkifal, 43 anni, anche lui arrestato oggi. I due avevano costanti collegamenti per trasferire le somme di denaro a tutti gli affiliati.
Gli altri finiti in manette sono Imitias Khan, 40 anni, Niaz Mir, di 41, e Siddique Muhammad, di 37, tutti pakistani rintracciati a Olbia; Yahya Khan Ridi, afghano, 37enne, arrestato a Foggia; Haq Zaher Ui, 52 anni, catturato a Sora (Frosinone); Zuabair Shah, di 37, e Sher Ghani, di 57, pakistani bloccati a Civitanova Marche (Macerata).