Lo scorso martedì Silvia Romano, volontaria della onlus marchigiana ‘Africa Milele‘, è stata rapita da un gruppo di uomini armati mentre si trovava nel suo appartamento a Chakama, piccolo villaggio che si trova nella contea di Kilifi. Sin dal primo momento si è capito che il rapimento non è stato accidentale, bensì mirato: degli uomini armati di AK47 sono entrati in zona con delle motociclette sparando all’impazzata sui presenti (molti i feriti tra cui dei bambini), quindi si sono diretti nell’appartamento in cui risiedeva Silvia Romano e l’hanno portata con loro.
Denunciato il rapimento della 23enne milanese, la polizia kenyota di concerto con l’esercito ed i rangers forestali hanno cominciato ad indagare nella contea di Kilifi per capire cosa fosse successo e chi fossero i colpevoli. Le ipotesi seguite sono due: quella del rapimento in cerca di riscatto e quella di un’azione dimostrativa del gruppo estremista locale Al -Shabaab legato ad Al Qaeda. Da martedì ad oggi sono state arrestate 20 persone sospettate di essere coinvolte nell’accaduto e la ricerca dei rapitori si è ristretta a tre soggetti.
In un’intervista rilasciata ad un’inviata di ‘Repubblica‘, il direttore regionale della polizia kenyota Noah Mwivanda ha assicurato che la ragazza italiana è ancora viva e si trova in mano a 3 degli 8 assalitori da qualche parte all’interno della foresta: “Silvia si trova nella foresta, in mano a tre degli assalitori. Gli altri cinque sono scappati, e ne abbiamo perse le tracce”. La polizia ha inoltre identificato i 3 rapitori che detengono la volontaria rapita e ne ha condiviso nomi e foto segnaletiche, offrendo una ricompensa di un milione di scellini (9730 dollari) a chiunque porti delle informazioni utili a catturarli.
Rassicurazioni sulle condizioni di Silvia Romano sono giunte anche dal capo della polizia del Kenya Joseph Boinnet, il quale secondo quanto riportato su ‘Ansa‘ ha dichiarato: “Abbiamo una significativo grado di ottimismo di poter essere in grado di trovare la ragazza nel più breve tempo possibile”. L’ottimismo della polizia è legato anche al fatto che l’ipotesi di un’azione terroristica è stata quasi del tutto scartata: “I sequestratori chiedevano denaro”, spiega l’ufficiale riferendo quanto hanno detto i testimoni, però in seguito aggiunge che un margine di incertezza permane: “Non possiamo però essere certi su chi siano e perché abbiano rapito”.
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