Karol Wojtyla fu una delle figure di riferimento del “colpo decisivo” al muro di Berlino: il suo primo discorso da Pontefice presagì quel suo grande lavoro diplomatico.
Un piccolo pezzo del muro di Berlino è conservato all’interno dei giardini vaticani e questo non è un caso, basti pensare al ruolo, di primaria importanza, che il Santo Pontefice Giovanni Paolo II ebbe nella caduta di quest’ultimo. L’inchiesta storiografica dell’Università Lumsa ricorda, tra l’altro, il discorso di insediamento di Papa Francesco, che ricordò il grande ruolo di diplomazia e mediazione della Santa Sede, che giocò un ruolo decisivo nell’aprire definitive “crepe” nella cosiddetta “cortina di ferro”.
L’elezione al soglio pontificio del Pontefice polacco avvenne nel 1978, epoca storica in cui la frattura ideologica tra i “due mondi”, era rappresentata proprio da quel muro che divideva Germania Est e Germania Ovest. Quel muro, iniziò a “tremare” al suono delle prime parole di Giovanni Paolo II. Il 22 ottobre di quell’anno il Pontefice si affacciava dalla Basilica e pronunciava il suo primo discorso: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo, alla sua salvatrice potestà”. Continuava poi: “Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo”.
A farci riflettere sul grande ruolo di mediazione che il Santo Giovanni Paolo II ebbe nella vicenda della fine della guerra fredda e della riunificazione della Germania è il docente di storia contemporanea Alessandro Giovagnoli, intervistato da Lumsanews. Il ruolo di Wojtyla, in questa vicenda “è stato soprattutto di mediazione”, precisa il docente. Giovanni Paolo II rappresentò una figura molto importante nel favorire “tanto il processo, quanto le modalità pacifiche” della fine di questa vicenda.
Il messaggio di pace risultò di estrema importanza. Come ricorda il docente, Wojtyla non solo frenò gli “impazienti” della caduta del regime, coloro che vivevano per l’appunto a Est. Il Pontefice allacciò rapporti con gli Usa di Reagan e con la parte Ovest di Kohl. Ma attenzione, seppur oppositore del comunismo, il Pontefice diffidava anche del capitalismo. Come ci fa notare Giovangnoli, “Reagan vedeva a Est ‘l’impero del male’ e cercava la guerra. Al contrario, Wojtyła era convinto che il regime si sarebbe sgretolato da sé, con una graduale presa di coscienza della libertà da parte dei suoi abitanti”.
Fabio Amicosante
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