La testimonianza di Guido Bertolaso: “Senza Zangrillo sarei morto”. L’attacco al Comitato tecnico scientifico: “basta loro interventi”. E invita a requisire i bus.
L’ex capo della Protezione Civile è una figura molto nota nel nostro paese, che ha avuto negli anni diversi incarichi, in particolare nell’ambito del tragico terremoto che ha distrutto L’Aquila. Quest’anno, dopo lo scoppio della pandemia, è stato subito contattato dal governo e da alcune regioni per aiutare a contrastare la diffusione del virus.
In questo suo intervento, che Bertolaso ha spiegato essere stato fatto su base volontaria e quindi anche gratuita, è stato contagiato dal Coronavirus. La malattia è proseguita per diverse settimane, facendolo finire in ospedale, da cui però non ha mai smesso di fare telefonate a destra e a sinistra per cercare di aiutare alcune tra le regioni più colpite.
In particolare Lombardia e Marche, per organizzare le strutture ospedaliere di emergenza, anche se poi queste non sono state utilizzate perché fortunatamente, per il momento, non sono servite. Raccontando quei giorni molto difficili, Bertolaso ha spiegato che si è trattato di uno dei momenti più duri della sua vita.
Nonostante ciò, non si è risparmiato nel criticare gli errori compiuti dal Comitato Tecnico Scientifico e dal governo, in particolare nella gestione di scuole e delle Regioni. In un’intervista al quotidiano La Verità, Bertolaso ha spiegato che la questione degli scuolabus si sarebbe potuta risolvere con molto poco.
“Facendo quello che abbiamo già fatto, in scala ridotta, nelle aree colpite dal terremoto. Requisisci ogni mezzo in nome dell’interesse pubblico. Fra l’altro indennizzando i proprietari e gli autisti che, invece di sopravvivere con i sussidi, potrebbero tornare a lavorare”, ha detto Bertolaso.
Al contrario, a pochi giorni dall’inizio della scuola è ancora in atto un duro scontro all’interno della maggioranza di governo in particolare per tutto ciò che riguarda il tema dei trasporti. Risultato? Un pesante ritardo nel dare regole certe, e molta confusione per chi dovrà eseguirle o farle eseguire.
“Le pare che una struttura come il Comitato tecnico scientifico debba intervenire persino sui termometri? Ma certo che no! Tu sei uno scienziato, devi darmi un parere scientifico. E questo parere, ad esempio, è che con 37,5 il bambino non deve entrare a scuola. Bene, una volta che tu, Comitato, hai stabilito questo, il tuo lavoro è finito”, ha spiegato Bertolaso.
Affermando cioè che la politica ha dei compiti ben precisi, a cui si associano anche responsabilità altrettanto precise. Durante l’intervista Bertolaso è così però entrato anche nel merito della sua malattia, e del ricovero a cui è stato sottoposto in seguito al contagio, con sintomi anche molto acuti.
Bertolaso ha spiegato che nella sua guarigione ha avuto un ruolo fondamentale il primario del Reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, il professore Alberto Zangrillo. “Se non fossi andato a Milano, da Alberto Zangrillo, sarei sicuramente morto”, spiega l’ex Capo della Protezione Civile.
Bertolaso ha poi specificato che tra i farmaci che sono stati fondamentali per la sua guarigione c’è il Remdesivir, e poi la clorochina. La stessa medicina che ha sponsorizzato più volte il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma che è stata anche accusata in più occasioni di essere inutile o dannosa.
“Ha un problema enorme… costa troppo poco. Anzi non costa nulla“, spiega Bertolaso, lasciando intendere apertamente che alla base di tutte le critiche contro questo farmaco non ci sono altro che enormi interessi economici, piuttosto che la salute dei pazienti.
Una testimonianza quindi che, purtroppo, aiuta a capire come dietro una questione importanza e delicata come l’emergenza del coronavirus, a farla da padrone, ancora una volta, c’è sempre il dio denaro.
Un assunto confermato anche da quando successo a Daniela Martani, ex concorrente del Grande Fratello, molto conosciuta sui social per quelle che sembrano essere spesso esternazioni “estreme” e provocatorie, in particolare sul tema della pandemia e del Coronavirus.
La Martani è stata infatti in questi giorni licenziata in tronco da Radio Kiss Kiss, con cui aveva una collaborazione. E ora parla di una vera e propria censura per quanto riguarda le sue tesi sul coronavirus.
“Nella telefonata intercorsa ieri con il direttore del network è emerso che la decisione di non rinnovarmi il contratto, è stata presa a seguito delle mie esternazioni e le mie prese di posizione sulla questione Covid non conformi a quelle circolanti su tv, pubbliche e private”, è quanto ha denunciato sui social la Martani.
Indicazioni che la Martani ha spiegato essere “vicine alle più articolate e rassicuranti indicazioni dei professor Zangrillo, Clementi, Bassetti, Palù, Tarro tutti professionisti di altissimo livello che continuano a diffondere informazioni serie e non allarmistiche. Credo che la libertà di espressione sia un valore assoluto da rispettare, sancito dall’articolo 21 della Costituzione Italiana oltre che uno dei fondamentali diritti umani”.
In queste settimane sono girati anche alcuni video, con molto seguito sui principali social network, in cui la donna protestava per i controlli a suo avviso esagerati da parte di alcuni funzionari del traghetto sui cui si è imbarcata dalla Sicilia alla Calabria.
“Il mancato rinnovo del contratto non è avvenuto perché scaduto, ma in considerazione di opinioni e prese di posizione esternate nella mia vita privata, che non è al servizio o al soldo delle linee editoriali di nessuna emittente pubblica o privata che sia”, è l’attacco della donna nei confronti della radio che l’ha licenziata.
“Se io a un mio amico, a mia sorella, su un canale social, esprimo un parere, questo non deve diventare motivo di licenziamento. A cosa siamo arrivati? Bisogna iscriversi al partito del terrore per non far parte di questa sorta di lista nera che ti elimina prima dagli schermi, dalle emittenti radiofoniche, ti spoglia del lavoro?”.
Per questo, il giudizio della donna è che in tutto ciò la prima vittima “è la democrazia. E questa è seguita da altre vittime inconsapevoli, non solo coloro che hanno contratto il virus o sono addirittura morti a causa o per concause connesse al Covid, ma è tutta la società civile che inizia la sua agonia“.
“Colpita al cuore da un terrorismo diffuso che ammala le menti oltre che i corpi, sconvolge le pratiche sociali, boicotta interrompe e uccide le attività economiche”.
Giovanni Bernardi
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